Tè Darwiniano 
del 3 Febbraio 1999

a cura di Riccardo Galbiati e Raffaele Calabretta


In occasione del primo incontro della Darwinian Tea Society of Rome (!), i presenti (Raffaele Calabretta, Daniele Denaro, Riccardo Galbiati, Stefano Nolfi, Luigi Pagliarini e Domenico Parisi), hanno apprezzato notevolmente il tè e i pasticcini offerti da Riccardo Galbiati per festeggiare il suo compleanno. Dopo una breve presentazione delle finalità dell'iniziativa ad opera di Raffaele Calabretta, Riccardo Galbiati ha introdotto il tema del primo incontro, che non poteva essere altro che:

 

L'insidiosa idea di Darwin

 

L'Origine dell'idea

"L'originalità pura è un'illusione, tutte le grandi idee furono pensate ed espresse prima
che un fondatore convenzionale le proclamasse. I fondatori convenzionali si fanno la loro
giusta fama perché preparano all'azione e afferrano appieno la portata delle idee che
i predecessori hanno espresso con uno scarso apprezzamento del loro potere rivoluzionario."
(S.J. Gould, 1987, Il sorriso del Fenicottero , p. 269, Feltrinelli)

1 - Precursori

Darwin diede alle stampe l'Origine delle specie nel 1859; questa era stata preceduta dalla comunicazione congiunta Darwin-Wallace alla Linnean Society nel 1858. Il meccanismo della selezione naturale era già stato usato da William Charles Wells (1813), scienziato e medico scozzese, in una comunicazione alla Royal Society of London per spiegare un caso di chimera della colorazione della pelle umana (pubblicazione postuma nel 1818 in una raccolta di saggi). Era anche stato usato anche da Patrick Matthew (1831), naturalista e frutticoltore scozzese, in un appendice al libro Naval timber and arboricolture.

Wells ha usato il concetto di selezione naturale per spiegare l'origine della colorazione scura negli africani ricorrendo all'analogia con la selezione artificiale, usando il principio della correlazione dei caratteri (non invocava un vantaggio diretto per la colorazione ma una correlazione di sviluppo con un carattere non evidente di resistenza alla malattia).
Poiché credeva nell'eredità per rimescolamento riteneva che in una popolazione ampia e stabile le varianti vantaggiose non potessero diffondersi ma potessero caratterizzare un insieme di piccole popolazioni scarsamente interagenti a livello delle quali agiva la selezione (interessante parallelo con il concetto di selezione di gruppo elaborato da Sewall Wright).

Tuttavia in Wells questo meccanismo di selezione non viene usato per spiegare l'evoluzione ma la creazione di nuove varianti all'interno di una specie, quindi non in contrasto col credo religioso e fissista.
In Matthew, compare una idea di selezione non come forza di evoluzione ma come un concetto assiomatico ed intuitivo non da dimostrare. Darwin l'ha invece sviluppata, ne ha studiato le implicazioni servendosene come chiave di interpretazione del mondo biologico e umano.


2 - Influenze

Durante il viaggio del Beagle la principale influenza su Darwin è stata forse esercitata dal capitano Fitzroy, quasi come una reazione immunitaria alle sue idee conservatrici.

Darwin non era il naturalista-medico del Beagle ma il dottor Robert Mc Cormick. Darwin era un compagno di viaggio di Fitzroy scelto perché di buona famiglia, la sua qualifica era quindi una scusante (Darwin era stato raccomandato da Henslow, suo amico).
In tarda età Darwin ha descritto il processo con cui è arrivato a spiegare l'evoluzione tramite selezione naturale come frutto di una metodica osservazione dei fatti corroborata dalla lettura illuminante del saggio di Malthus.
Tuttavia la nozione di selezione naturale non derivò solo dai "fatti" raccolti durante il viaggio sul Beagle: come esempio si possono portare i fringuelli delle Galapagos, che Darwin riconobbe come specie della stessa famiglia solo successivamente a Londra, con l'aiuto di un ornitologo del British Museum). Tuttavia riconobbe, sulla base delle indicazioni della popolazione locale, i diversi tipi di testuggini endemici di ciascuna isola dell'arcipelago, anche se queste erano solo varianti della stessa specie, che non erano in contrasto con il fissismo creazionista che accettava la variazione.
Il viaggio però (e il bombardamento ideologico di Fitzroy) accrebbero la sua attitudine al dubbio: ad esempio, le riflessioni sulla "creazione separata" necessaria per spiegare la fauna di Marsupiali australiani, di cui Darwin non vedeva una necessità particolare dovuta alle condizioni ambientali del continente.

Ritornato dal viaggio, passò due anni nella lettura di opere di filosofi, poeti ed economisti.
Come si desume dai suoi quaderni, in questi anni si lanciò in ipotesi diverse (teoria della durata prefissata della vita delle specie) ma soprattutto lesse le opere di tre autori: Comte, sul valore predittivo che deve avere una teoria scientifica; Adam Smith, da cui trasse l'idea - che trasferì al mondo naturale - che l'ordine non nascesse da leggi divine o operanti globalmente ma dalla libera competizione degli individui; ed infine Quetelet, uno statistico, nel quale trovò esposte le idee di Malthus, che solo allora furono viste nella loro prospettiva di possibile meccanismo causale della competizione (in quanto le risorse crescono in progressione aritmetica, le popolazioni in progressione geometrica) e quindi di selezione delle varianti dotate di maggior abilità competitiva; si può immaginare, infatti, una sproporzione a favore della popolazione rispetto alle risorse disponibili che porta alla lotta per la sopravvivenza ("struggle for life"). Darwin nell'elaborare la sua teoria si rifà molto alla selezione artificiale utilizzata dagli allevatori alla sua epoca. Naturalmente, questo poteva risultare fuorviante poichè poteva far pensare alla selezione effettuata da un qualche Essere superiore.


3 - Il Ritardo

Darwin scrisse nel 1837 (un anno dopo il suo rientro dal viaggio sul Beagle) il primo quaderno sulla trasmutazione delle specie, e già era convinto dell'evoluzione ma cercava un meccanismo plausibile; nel 1838 elaborò un primo abbozzo delle sue idee. Tuttavia passarono vent'anni prima di pubblicare le sue idee spinto dall'urgenza della contemporanea ed indipendente elaborazione del meccanismo di selezione naturale da parte di Alfred Russell Wallace.
Dai suoi scritti si desume che il meccanismo era stato già "trovato" ed era "pronto" nel 1842-1844. Tuttavia negli anni seguenti, Darwin si occupò dello studio del materiale portato dal viaggio, della monografia in quattro volumi sui Cirripedi (per cui spese otto anni) ed estese ed elaborò tutte le implicazioni insite nella sua teoria.

Queste implicazioni si estesero anche ai campi della Psicologia ( è interessante sottolineare che Darwin è stato anche uno psicologo behaviorale, interessato, ad esempio, allo sviluppo delle abilità linguistiche del figlio), Filosofia, Estetica ed Antropologia, in una visione che lo portò a comprendere la sua idea "insidiosa" che non era né l'evoluzione né la selezione naturale!
Il concetto di evoluzione all'epoca di Darwin era la progressiva tendenza innata dei viventi alla perfezione, non in contrasto con il credo religioso: anche la creazione di varianti non era in contrasto con queste linee di pensiero, e nemmeno la selezione naturale in sé (Dio potrebbe agire con l'evoluzione per selezione naturale e non con la creazione).
La vera insidia ed eresia dell'idea di Darwin era che essa si fondava sul materialismo: vale a dire la materia come essenza di tutto ciò che esiste, mentre i fenomeni mentali e spirituali sono prodotti secondari.
Queste idee sono state taciute nell'Origine ma esplicitate nel 1871 e 1872 nell'Origine dell'uomo e nell'Espressione delle emozioni. Tuttavia già nei suoi quaderni del 1838-1839 si leggeva: "Platone disse nel Fedone che le nostre idee immaginarie non ci derivano dall'esperienza ma sorgono dalla preesistenza dell'anima, dove per preesistenza si deve leggere scimmie".

Le ragioni del silenzio sono probabilmente due: la paura di compromettere, con l'annuncio di un' eresia, un carriera promettente, alimentata dall'apprezzamento ottenuto per il suo lavoro sul Beagle, ed anche dalla considerazione che un attacco diretto alla religione si rivelava di solito improduttivo: quindi anche successivamente alla pubblicazione dell'Origine preferì un attacco indiretto con la forza delle argomentazioni.
Bisogna inoltre ricordare come Engels e Marx abbiano in qualche modo trovato delle similitudini e dei supporti al loro materialismo storico nell'opera di Darwin, con cui Marx era in corrispondenza.


4 - Evoluzione: la parola

I tre grandi evoluzionisti Darwin, Lamarck e Haeckel non usavano mai o di rado la parola "evoluzione"! Per Darwin l'evoluzione era "discendenza con modificazione", per Lamarck "trasformismo"(i viventi rispondono agli stimoli ambientali in modo appropriato e questa risposta viene trasmessa ai figli con il meccanismo dell'eredità dei caratteri acquisiti), per Haeckel l'evoluzione era "teoria della trasmutazione" o della "discendenza".
In Biologia all'epoca di Darwin, evoluzione significava: preformismo (svolgere, srotolare) nell'uso comune: "sviluppo progressivo come ordinato dispiegarsi dal semplice al complesso." Fu successivamente a Darwin, in particolare ad opera di H. Spencer (1864) nei suoi Principles of Biology, che la "discendenza con modificazione" fu considerata sinonimo di evoluzione e quest'ultima come sinonimo di cambiamento organico inteso come "progresso" (processo orientato verso una crescente complessità). Questa concezione ha focalizzato eccessivamente l'attenzione sulla modificazione, trascurando la discendenza, come hanno fatto osservare Eldredge e Tattersal (I miti dell'evoluzione umana - Boringhieri), cioè l'evoluzione delle specie (da notare che Darwin nell'Origine non affrontò l'argomento della speciazione!).


Temi sollevati


Selected References


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Ultima modifica: lunedì, luglio 09, 2001 10:23
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