Se si parte da una posizione di "epistemologia genetica", cioe' una
posizione in base alla quale per capire X bisogna capire come X e' diventato
quello che e' diventato a partire da una condizione in cui X non esisteva,
chi vuole capire il comportamento degli esseri umani deve ricostruire e
spiegare cosa e' successo nel corso dei circa 5 milioni di anni che hanno
portato agli attuali esseri umani a partire da un primate che e' stato
l'ultimo antenato comune degli scimpanze' e degli esseri umani. Nello schema
che e' stato fatto circolare prima del Te' darwiniano sono riassunte alcune
delle principali tappe di questo processo di ominazione.
Poiche' il comportamento non lascia tracce, per ricostruire il comportamento
di esseri umani vissuti tanto tempo fa una strada che si puo' pecorrere
e' quella di studiare gli artefatti da essi prodotti e che in qualche modo
si sono conservati. Il record archeologico mostra una 'esplosione' di artefatti
nel Paleolitico superiore, cioe' a partire da 40.000 anni fa: pitture e
incisioni sulle rocce, decorazioni del corpo, aumento accelerato della
varieta' di utensili e del loro cambiamento nel tempo, uso di nuovi
materiali (osso, avvorio) per costruire utensili, ecc. Come puo' essere
spiegato questo fenomeno?
Ci possono esser due spiegazioni. La prima e' un aumento delle capacita' cognitive. Aumento delle capacita' cognitive puo' significare:
(a) comparsa o, meglio, aumento nella sofisticazione del linguaggio,
(b) comparsa/crescita rapida di capacita' cognitive di tipo astratto,
(c) comparsa/crescita rapida di capacita' di previsione, soprattutto
delle
conseguenze delle proprie azioni.
(Sull'emergere del linguaggio Angelo Cangelosi, Daniele Denaro e io abbiamo fatto e stiamo facendo varie simulazioni. Sulle capacita' di tipo astratto, che si esprimono in compiti sperimentali usati dagli psicologi del tipo "stesso/diverso", "match-to-sample", "continuazione di sequenze", "compiti di analogia", e cc., Roberto ha lavorato per la sua tesi di dottorato in psicologia sperimentale e insieme stiamo ora cercando di fare delle simulazioni. Sulle capacita' di previsione Stefano Nolfi, Federico Cecconi e io abbiamo fatto varie simulazioni. Io sto scrivendo una specie di paper su "homo prospiciens", cioe' sull'uomo come animale che prevede.)
E' possibile che sotto la crescita di tutte queste capacita' cognitive
ci sia una base comune, e cioe' l'aumento della capacita' del sistema nervoso
umano di auto-generare il proprio input e di rispondere a questo input
auto-generato. Semplificando un po', si puo' dire che gli altri animali
hanno un comportamento e basta, mentre gli esseri umani hanno non solo
un comportamento ma anche una vita mentale. Negli altri animali il sistema
nervoso risponde a input provenienti dall'esterno, cioe' dall'ambiente
esterno o dall'interno del corpo ma fuori del sistema nervoso, e risponde
con output rivolti verso l'esterno, cioe' movimenti e azioni sull'interno
del corpo. Questo e' il comportamento. Negli esseri umani a questo si aggiunge
una vita mentale, che significa che il sistema nervoso auto-genera i propri
stessi input, cioe' genera output non rivolti verso l'esterno ma
rivolti a generare input per se' stesso, senza uscire dal sistema nervoso,
e risponde a questi input auto-generati invece che soltanto agli input
provenienti dal mondo esterno. E' possibile che nel Paleolitico superiore
ci sia stato un aumento sensibile della vita mentale intesa in questo senso,
con lo sviluppo di molti circuiti nervosi ricorrenti. Una rete capace di
auto-generare il proprio input e di rispondere a input auto-generati vive
non solo nella realta' ma anche nell'immaginazione, in mondi possibili
ma non reali, crea piu' facilmente artefatti innovativi, pianifica le sue
azioni, ecc.
La seconda spiegazione e' che invece l'esplosione degli artefatti del Paleolitico superiore non presupponga nessuna particolare crescita delle capacita' cognitive ma sia dovuta a cambiamenti nell'organizzazione sociale e nella tramissione/evoluzione culturale. Ad esempio si puo' ipotizzare che un aumento delle dimensioni dei gruppi sociali, che sembrebbe risultare dai dati archeologici, cioe' di insiemi di individui che vivono vicini e interagiscono parecchio tra loro, abbia portato a un'accelerazione del cambiamento e dell'innovazione culturale. Nel corso del te' darwniano Riccardo e Richard hanno sostenuto che l'evoluzione culturale come quella biologica dovrebbe piu' accentuata nei gruppi piccoli, mentre l'ipotesi qui presentata afferma che da questo punto di vista l'evoluzione biologica e quella culturale sono diverse. Una ipotesi collegata e' che pur non aumentando le dimensioni dei gruppi, sono aumentate le interazioni, con il risultato di piu' trasmissione culturale (apprendere dagli altri) e piu' chance di innovazione.
Le due interpretazioni possono essere anche entrambe vere. Inoltre resta aperta la questione se l'ipotizzata crescita delle capacita' cognitive nel Paleolitico superiore sia legata a cambiamenti genetici (addirittura collegati all'emergere di una nuova specie, Homo sapiens) oppure non abbia una base genetica ma sia solo il frutto di un diverso uso di capacita' cognitive pre-esistenti, dovuto a nuove forme di organizzazione sociale.
Su questioni collegate a quelle discusse nel Te' darwiniano sta lavorando
Gianluca Baldassarre a Essex, in una specie di interazione a tre con me e il suo supervisor
Jim Doran.
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Ultima modifica: lunedì, luglio 09, 2001 10:25
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